Normativa
Salute e sicurezza sul lavoro: approvata la nuova strategia nazionale
Il Ministero della Salute ha approvato la Strategia Nazionale in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro 2026–2030, un documento fondamentale che delinea il futuro della prevenzione degli infortuni in Italia. Coordinata dal Ministro Orazio Schillaci, la strategia è stata ufficializzata nel corso della riunione del Comitato preposto alla vigilanza sul lavoro, secondo quanto previsto dall’articolo 5 del D.lgs. 81/2008. Ma non si tratta di una semplice formalità burocratica. Questo nuovo piano rappresenta una svolta culturale, prima ancora che normativa.
Una strategia in linea con l’Europa, ma su misura per l’Italia
La nuova strategia si allinea al Quadro strategico dell’Unione Europea 2021–2027, ma lo fa interpretando le specificità italiane. Non è un copia-incolla di linee guida comunitarie, bensì un documento articolato che tiene conto delle criticità del nostro sistema produttivo, della frammentazione istituzionale e delle trasformazioni in atto nel mondo del lavoro.
La sua approvazione segna l’inizio di un percorso articolato, che vedrà un passaggio decisivo alla Conferenza Stato-Regioni, dove gli indirizzi nazionali saranno declinati in chiave territoriale. Non siamo, dunque, di fronte a un testo di principio, ma a una roadmap concreta.
I cinque assi strategici: un piano d’azione ad ampio raggio
La strategia si articola su cinque assi fondamentali, ognuno dei quali affronta un’area critica della sicurezza sul lavoro. L’obiettivo è costruire un sistema preventivo capace di adattarsi a un mondo del lavoro sempre più fluido, precario e digitale.
1. Affrontare i cambiamenti del lavoro
Il lavoro cambia, le regole devono evolvere. L’automazione, la gig economy, lo smart working e le nuove forme contrattuali stanno riscrivendo le coordinate tradizionali della sicurezza. Questo asse punta a intercettare i nuovi rischi emergenti, integrando la valutazione dei pericoli legati alla salute mentale, allo stress lavoro-correlato, all’ergonomia dei luoghi digitali e all’isolamento nei contesti di lavoro da remoto.
2. Rafforzare la resilienza del sistema istituzionale
Uno dei limiti più evidenti del sistema italiano è la disomogeneità dell’azione preventiva e ispettiva tra le varie Regioni. Questo asse mira a colmare il divario, potenziando le sinergie tra i vari livelli di governo, rafforzando le competenze dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e digitalizzando i processi di vigilanza. L’obiettivo è costruire una governance multilivello in grado di rispondere in modo tempestivo alle criticità.
3. Potenziare le tutele dei lavoratori
Qui si entra nel cuore della questione: ridurre drasticamente il numero di infortuni e decessi sul lavoro. L’approccio seguito è quello della Vision Zero, secondo cui ogni incidente può essere evitato se vengono applicate misure adeguate. Questo significa rafforzare la formazione obbligatoria, implementare strumenti di monitoraggio dei near miss, valorizzare la figura del medico competente e migliorare l’accesso alle segnalazioni anonime.
4. Supportare le micro, piccole e medie imprese (MPMI)
La prevenzione non può essere un lusso per grandi aziende. Le MPMI rappresentano la spina dorsale del sistema economico italiano, ma sono anche le realtà più vulnerabili sul piano della sicurezza. Questo asse propone misure di supporto economico e consulenziale, incentivi per l’adozione di sistemi di gestione della sicurezza, semplificazioni normative e campagne informative dedicate.
5. Diffondere la cultura della prevenzione fin dalla scuola
Una strategia lungimirante parte dai banchi di scuola. Il piano prevede l’inserimento strutturale dell’educazione alla salute e sicurezza nel curriculum scolastico, sia tecnico che generale. L’obiettivo è creare una generazione di lavoratori e imprenditori consapevoli, che vedano nella sicurezza un valore e non un vincolo.
Vision Zero: ogni incidente è evitabile
La strategia si fonda su un principio chiave: ogni incidente sul lavoro è prevenibile. Il concetto di Vision Zero, già adottato a livello internazionale, non è uno slogan, ma un paradigma operativo. Significa intervenire prima che il rischio si concretizzi, utilizzare la tecnologia per anticipare i pericoli e promuovere una cultura aziendale che metta al centro la persona e la salute.
Un’azione collettiva: il ruolo di istituzioni e parti sociali
Uno degli aspetti più significativi della strategia è il coinvolgimento ampio di tutti gli attori del sistema: Ministeri, Regioni, INAIL, Ispettorato del lavoro e parti sociali. La logica non è più quella della delega, ma della corresponsabilità. La sicurezza non è più compito di un singolo soggetto, ma di una rete che deve funzionare in modo coeso, coordinato, costante.
Lavoro, prevenzione, vigilanza e promozione della salute
Accanto alle misure ispettive e sanzionatorie, la strategia valorizza la promozione attiva della salute nei luoghi di lavoro. Si parla di interventi per contrastare le aggressioni agli operatori sanitari, di programmi per il benessere psicofisico dei lavoratori e di iniziative per l’invecchiamento attivo. Il lavoro, insomma, non deve solo essere sicuro: deve diventare anche salutare.
Il futuro della sicurezza sul lavoro passa per l’innovazione
Il piano 2026–2030 non dimentica il potenziale della tecnologia. Si punta sull’uso dell’intelligenza artificiale per l’analisi predittiva del rischio, sulla sensoristica nei cantieri, sulle piattaforme digitali per la formazione continua e sulla realtà aumentata per simulare scenari di emergenza. La sicurezza diventa così una leva di innovazione, non un freno allo sviluppo.
Il documento approvato non chiude un ciclo: apre una nuova fase per la salute e la sicurezza sul lavoro in Italia. Un cambio di paradigma che mette al centro la prevenzione, la cultura del rispetto e il valore della vita umana. Ora la sfida è tutta sull’attuazione, che richiederà impegno, risorse e soprattutto visione. Se sei un’impresa, un lavoratore o un ente locale, il momento di prepararti è ora.
(fonte immagine: Freepik)


