Sicurezza sul lavoro

Dispositivi di protezione individuale: cosa sono e perché sono fondamentali

Quando si parla di sicurezza sul lavoro, una delle prime cose che dovremmo imparare a conoscere — anche se non siamo tecnici del settore — sono i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI). Se questo termine ti suona vago o tecnico, non preoccuparti. In questo articolo ti guiderò passo dopo passo a capire di cosa si tratta, perché sono importanti e come si usano correttamente. L’obiettivo è uno solo: proteggere la salute e l’integrità fisica delle persone mentre lavorano, in ogni tipo di contesto.

Cosa sono i Dispositivi di Protezione Individuale

I Dispositivi di Protezione Individuale, noti anche con l’acronimo DPI, sono strumenti, accessori o indumenti progettati per essere indossati da una persona allo scopo di proteggerla dai rischi che potrebbero minacciare la sua salute o la sua sicurezza durante lo svolgimento di un’attività lavorativa. L’uso dei DPI è regolato dalla legge e non è una libera scelta del lavoratore. Parliamo di un obbligo che rientra nel più ampio sistema della prevenzione e della protezione nei luoghi di lavoro.

In parole semplici: quando una persona lavora in un ambiente dove ci sono pericoli (per esempio sostanze chimiche, rumori forti, rischio di caduta o di lesioni), deve indossare qualcosa che la protegga. Quel “qualcosa” è il DPI. Attenzione però: i DPI non eliminano il rischio, ma lo limitano. Per questo devono essere usati solo quando non è possibile eliminare o ridurre il rischio alla fonte con altre misure (per esempio con barriere, ventilazione, isolamento acustico, ecc.).

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Tipologie di dispositivi: quali sono e quando si usano

I DPI si classificano in base alla parte del corpo che proteggono. Ecco una panoramica delle principali categorie in base al tipo di protezione:

  • Testa. Caschi o elmetti, utilizzati in edilizia, in fabbrica o in ambienti con rischio di caduta oggetti. Protezione degli occhi e del viso: occhiali protettivi, visiere, maschere; servono a difendere da schizzi, polveri, schegge o sostanze chimiche
  • Udito. Cuffie e inserti auricolari, necessari in ambienti rumorosi (oltre i 80-85 decibel continuativi)
  • Vie respiratorie. Maschere filtranti, semimaschere o autorespiratori, impiegati dove ci sono polveri, gas, fumi o vapori nocivi.
  • Mani e delle braccia. Guanti di diversi materiali (lattice, pelle, kevlar) per rischi meccanici, termici o chimici. Protezione dei piedi: scarpe antinfortunistiche con suola antiscivolo, punta rinforzata e resistenza a sostanze aggressive
  • Corpo. Tute, grembiuli, giubbotti; servono in contesti chimici, biologici o con rischio di ustioni
  • Cadute dall’alto. Imbracature, funi, moschettoni, dispositivi retrattili. Usati in edilizia, manutenzione di tetti, pulizia di facciate

Ogni DPI deve essere adatto al tipo di rischio, ergonomico, certificato secondo la normativa europea (marchio CE) e mantenuto in buono stato.

Chi ha il dovere di fornire e usare i DPI?

La sicurezza sul lavoro è una responsabilità condivisa, ma con ruoli ben definiti. Il datore di lavoro ha il compito di valutare con attenzione i rischi presenti nell’ambiente di lavoro e, sulla base di questa analisi, deve fornire gratuitamente ai lavoratori i dispositivi di protezione individuale più idonei. Non basta però consegnarli: è obbligatorio anche istruire il personale sul corretto utilizzo dei DPI, vigilare affinché vengano effettivamente indossati quando necessario e provvedere alla loro sostituzione in caso di usura, danneggiamento o scadenza.

Anche i lavoratori hanno precise responsabilità. Devono utilizzare i dispositivi in modo conforme alle istruzioni ricevute, segnalare tempestivamente qualsiasi anomalia o malfunzionamento, evitare di modificarli o manometterli e partecipare attivamente alla formazione e agli aggiornamenti in materia di sicurezza. In definitiva, la sicurezza non è né un favore né una semplice questione di buon senso: è un dovere normato da leggi chiare, che prevede conseguenze anche gravi in caso di inadempienze.

Come si scelgono i DPI giusti: la valutazione del rischio

Ogni ambiente di lavoro presenta caratteristiche uniche e, di conseguenza, anche rischi specifici. Per questo motivo la scelta dei DPI non può basarsi sull’intuito o sull’esperienza personale, ma deve derivare da un processo tecnico e rigoroso: la valutazione dei rischi. Questo procedimento, disciplinato dal D.Lgs. 81/2008 (noto come Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro), viene condotto da figure qualificate come il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), spesso con il supporto del medico competente.

Una volta individuati i pericoli, si procede alla selezione dei DPI più adatti, tenendo conto di diversi fattori. La natura e l’intensità del rischio, la frequenza e la durata dell’esposizione, le caratteristiche specifiche del lavoratore — come taglia, eventuali allergie o esigenze particolari — e, infine, le normative tecniche e le certificazioni europee vigenti. Un DPI davvero efficace non deve solo offrire protezione, ma anche essere confortevole, ben tollerato e compatibile con l’attività svolta. Un dispositivo scomodo o ingombrante sarà inevitabilmente usato male, o addirittura evitato, aumentando il rischio di infortuni.

(credits: Freepik)

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